Che la tecnologia potesse sostituire la fisicità in alcuni ambiti lavorativi lo sapevamo già. Il Covid, poi, ha definitivamente squarciato il velo di Maya, rendendo evidente l’urgenza della trasformazione digitale.
Una sfida che si gioca su più fronti e rispetto alla quale il Piano Transizione 4.0 gioca un ruolo chiave poiché potenzia e stabilizza gli incentivi per aumentare la competitività e la sostenibilità delle imprese italiane.
L’investimento complessivo consiste in circa 24 miliardi, ma quali sono in concreto le misure previste?
Il Credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali: per supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive italiane.
Il Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design: per stimolare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e per favorirne i processi di transizione digitale e nell’ambito dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale.
Il Credito d’imposta formazione 4.0: per sostenere le imprese nel processo di trasformazione tecnologica e digitale creando o consolidando le competenze nelle tecnologie abilitanti necessarie a realizzare il paradigma 4.0.
“Un fattore importante – sottolinea il Presidente di K-Digitale, Daniele Fogliarini – è dato anche dalla nuova durata delle misure che permette di programmare gli investimenti in una prospettiva di più lungo periodo”.
I nuovi crediti d’imposta sono, infatti, previsti per 2 anni, la decorrenza della misura è anticipata al 16 novembre 2020 ed è confermata la possibilità, per i contratti di acquisto dei beni strumentali definiti entro il 31/12/2022, di beneficiare del credito con il solo versamento di un acconto pari ad almeno il 20% dell’importo e consegna dei beni nei 6 mesi successivi (quindi, entro giugno 2023).
“Il Piano Transizione 4.0 può a buon diritto essere considerato il pilastro della nuova Politica industriale del Paese”, conclude Fogliarini. “Ma per cogliere appieno questa opportunità dobbiamo sempre tenere a mente che la vera transizione implica un cambiamento del modo di pensare e la revisione dei propri modelli di business”.